I dilemmi della riforma dell’organizzazione pubblica: adempimenti o risultati?

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Sommario: 1. Governance. 2. Strategie e obiettivi. 3. Segue. Performance. 4. Processo decisionale e valutazione. 5. Segue. Apprendimento. 6. Lavoro pubblico: la dirigenza. 7. Segue. L’organizzazione del lavoro. 8. Conclusioni.

1. Governance

La recente legge di riforma della Pubblica Amministrazione, l. 7Agosto 2015 n. 124, interviene su materie eterogenee che costituiscono l’avvio di un processo che richiederà grande impegno alle amministrazioni e di cui è difficile prevedere i risultati (in parte, anche perché incompleta rispetto alle intenzioni del ministro proponente, che vede nel nuovo ruolo della dirigenza un aspetto fondante della riforma). L’insieme delle norme sembra essere “di manutenzione”: correttivi mirati a superare la lentezza e la complicazione delle procedure, ad affrettare i tempi delle decisioni, a semplificare gli iter, a valorizzare la trasparenza, a migliorare la disciplina della valutazione e a prevenire la corruzione1. La riforma richiama implicitamente la necessità di costruire modelli organizzativi in grado di garantire l’esercizio efficace dei compiti, di contenere la spesa e di migliorare le performance complessive dell’amministrazione pubblica. Nonostante queste indicazioni nel testo sembra però mancare una visione ampia della innovazione, specialmente un riferimento esplicito alla governance dell’amministrazione e del cambiamento.

Secondo Mayntz2, il paradigma della governance si è via via esteso nel corso della seconda metà del Novecento. Inizialmente alludeva alla elaborazione delle politiche (da parte del governo) e alla loro implementazione (da parte di agenzie pubbliche), in cui l’attività riformatrice era guidata dal ruolo lungimirante del “soggetto” direzione politica, ossia dal punto di vista del legislatore: una prospettiva costretta a cambiare non solo per errori cognitivi di pianificazione legislativa ma anche, e specialmente, per aver incontrato, in non pochi casi, l’ostinata resistenza da parte dei destinatari. Dagli anni Settanta in poi il termine si è arricchito di una prospettiva “dal basso”, che ha incluso non solo la struttura e i comportamenti dell’“oggetto” – i destinatari del controllo politico – ma anche le politiche formulate e implementate attraverso reti pubblico-private e sistemi di auto-regolazione3. Per governance, di conseguenza, oggi si intende un percorso di governo, alternativo a quello gerarchico, caratterizzato da un maggior grado di cooperazione e dall’interazione tra Stato e attori pubblici e privati. Il termine richiama due dimensioni tra loro diverse, anche se spesso convergenti: un percorso di governabilità esterno, che si sviluppa tra enti, agenzie pubbliche e private e i cittadini, e un percorso di governabilità interno, tra amministrazioni, uffici, funzioni e ruoli.