Struttura e funzione dell’etero-organizzazione

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Sommario: 1. La norma. 2. La tecnica redazionale. 3. La prevalente personalità e la continuatività. 4. L’etero-organizzazione. 4.1. Il coordinamento. 5. La disciplina. 6. La funzione.

1. La norma

Ai sensi dell’art. 2, comma 1, del d.lgs. 15 giugno 2015, n. 81, “si applica la disciplina del rapporto di lavoro subordinato anche ai rapporti di collaborazione che si concretano in prestazioni di lavoro prevalentemente personali, continuative e le cui modalità di esecuzione sono organizzate dal committente”. La diatriba sul significato e sulla funzione sistematica di tale disposizione ha gonfiato la già alluvionale riflessione sulla dicotomia fondamentale del diritto del lavoro1. Al tentativo di sistemazione dogmatica della norma in esame si oppongono ostacoli quasi insormontabili. Il dettato normativo introietta elementi astrattamente compatibili, a seconda di come vengano intesi, con entrambi i genera del lavoro, autonomo e subordinato (v. oltre). La comprensione della norma passa proprio attraverso un tentativo di ordinare concetti contigui come coordinamento, etero-organizzazione ed etero-direzione, corrispondenti, in coerenza con la varietà dei modelli organizzativi, a diversi modi di condizionare l’adempimento dell’obbligazione di lavoro continuativo. L’esistenza di ampie aree sovrapposte evidenzia ulteriormente l’irreversibilità della crisi della struttura bipolare delle fattispecie contrattuali del diritto del lavoro e l’inattualità del rigido meccanismo di imputazione e distribuzione delle tutele2. I fenomeni genuini convivono ormai con “raffinate” forme di elusione affollate all’interno di una “zona grigia” in cui le
distinzioni si appannano3. I confini tra le fattispecie sono sempre più porosi e a tratti sovrapposti, con conseguenti profonde sofferenze esegetiche anche in seno alla giurisprudenza della Suprema Corte.