Abstract
L’Accord on Fire and Building Safety in Bangladesh, siglato nel 2013 in risposta alla tragedia del Rana Plaza con l’obiettivo di garantire condizioni di lavoro sicure nel settore tessile bangladese, ha rappresentato una delle iniziative più significative di partecipazione degli attori sindacali ai processi di regolazione transnazionale. A quasi dieci anni dalla sua entrata in vigore e dopo la sua sostituzione con l’International Accord for Health and Safety in the Textile and Garment Industry, il presente contributo offre un bilancio di tale iniziativa evidenziando quali siano stati i risultati raggiunti, le criticità emerse e le prospettive di prosecuzione delle sue attività. In particolare, le vicissitudini relative alla negoziazione dell’International Accord evidenziano come la regolazione transnazionale del lavoro non operi nel vuoto, bensì in contesti locali più o meno pronti a recepire le innovazioni da questa introdotte.
In response to the collapse of Rana Plaza, the Accord on Fire and Building Safety in Bangladesh was signed in 2013 with the aim of providing safe working conditions in the garment industry. The Accord is generally considered one of the most significant examples of trade unions participation in transnational labour regulation. Almost ten years after its signature and after its replacement with the International Accord, this paper offers a critical appraisal of the results achieved by the Bangladesh Accord. The future prospective for the inclusive regulatory model of the Bangladesh Accord are also discussed. In this regard, the difficulties related to the negotiation of the International Accord demonstrate that transnational labour regulation does not operate in a “regulatory void”, but in domestic contexts which are able to shape its meaning and, to a significant extent, determine its success.