Conferenza delle Associazioni scientifiche di area giuridica. Parere sull’uso degli indicatori bibliometrici per la valutazione in ambito giuridico

Scarica il PDF


I giuristi italiani, convinti della necessità che la ricerca in ambito giuridico sia sottoposta a valutazione, considerano irrinunciabile che le tecniche utilizzate a tal fine siano calibrate sulle peculiarità della loro produzione scientifica: non solo, perché altrimenti la valutazione non offre risultati affidabili, ma anche per la ragione che le tecniche valutative non sono strumenti di misurazione neutri. Esse, come i sistemi elettorali, reagiscono sul loro oggetto, modificandolo: provocando, cioè, comportamenti. Se non sono adeguate alle specificità dell’ambito di riferimento, possono produrre effetti  devastanti.
Son questi i motivi per i quali il documento dal titolo “Specifiche preliminari per una base dati bibliometrica italiana nelle aree umanistiche e sociali”, licenziato dal gruppo di lavoro ad hoc nominato dall’ANVUR ed illustrato nell’incontro con le società scientifiche del 20 gennaio 2014, suscita vivissima preoccupazione. A quanto da esso risulta, infatti, il database non dovrebbe essere finalizzato esclusivamente alla ricerca, ma anche alla valutazione (p. 3 s.), grazie all’estrazione delle citazioni dal corpus degli articoli considerati (p. 6 ss.). La prospettiva è quindi quella dell’applicazione di tecniche fondate sugli indicatori bibliometrici anche in aree scientifiche sino a questo momento considerate non bibliometriche. 
Non è qui il caso di richiamare le notissime le ragioni che inducono a respingere, con fermezza, una prospettiva del genere. Ragioni, peraltro, illustrate ampiamente e condivisibilmente dal “Rapporto finale di area” sulla VQR licenziato dal GEV dell’Area 12 solo pochi mesi or sono, nella cui parte conclusiva (p. 97 s.) si legge quanto segue: “Nulla autorizza a ritenere che gli indicatori di tipo bibliometrico – con i loro pregi e inconvenienti –possano essere considerati una sorta di ‘ottimo’ verso il quale, prima o poi, si deve tendere. Nulla, d’altronde, nelle valutazioni acquisite dall’ANVUR, dimostra che quegli indicatori danno luogo a esiti superiori alla peer review […]. Nulla, quindi, autorizza ad ipotizzare che, per il futuro, le scienze sociali e umane, e tra queste la scienza giuridica, debbano acconciarsi ad applicare gli indicatori di tipo bibliometrico”.