Da una crisi all’altra, il risveglio dell’Europa sociale 

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1. La drammatica stagione che stiamo vivendo, segnata dalla guerra di aggressione al confine orientale dell’Europa, che minaccia la sicurezza, lo stile di vita e i valori europei; dalla crisi pandemica non ancora sedata; da un’emergenza climatica globale che impone l’accelerazione dei processi di decarbonizzazione con drastico calo di emissioni di CO2 in atmosfera, ha imposto un deciso mutamento di rotta all’Unione europea, preso atto delle rovinose conseguenze sociali prodotte dalle politiche liberiste adottate in risposta alla crisi economica del 2008. Gli effetti durevoli della crisi, prolungati in molti paesi europei dalle
misure di austerità raccomandate o imposte dalle istituzioni europee nel quadro della governance macroeconomica, sono attestati dalle rilevazioni statistiche che, da allora, segnalano il costante aumento delle disuguaglianze, la crescita del tasso di povertà, sia assoluta che relativa, anche nella popolazione attiva (i cd. lavoratori poveri), la perdurante segmentazione del mercato del lavoro e precarizzazione dei rapporti d’impiego, la riduzione del tasso di copertura dei contratti collettivi, la dipendenza di fasce crescenti di popolazione da meccanismi di protezione sociale.
In risposta all’acuirsi della situazione sociale, la Commissione Juncker aveva proposto e fatto approvare il 17 novembre 2017 al summit di Göteborg il Pilastro sociale europeo, un programma di interventi normativi e non di rilancio della dimensione sociale di fronte alle nuove sfide, raccolti attorno a tre obiettivi prioritari: la promozione di pari opportunità sul mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque e sicure, estensione e rafforzamento della protezione sociale. La Commissione guidata da Ursula Von der Leyen, entrata in carica nel dicembre 2019, ha fatto proprio l’impegno di dare attuazione al Pilastro sociale nel quadro di un programma di lavoro volto a realizzare gli obiettivi di transizione verde e digitale e di inclusione sociale sottesi all’adesione dell’UE ai Sustainable Development Goals delle Nazioni unite per il 2030. La rinnovata attenzione alla dimensione sociale da parte della nuova Commissione, rafforzata dal gioco di sponda con il Parlamento europeo uscito dalle elezioni del maggio 2019, sembra doversi attribuire alla lezione appresa dalla crisi e allo scongiurato pericolo di affermazione dei partiti populisti in Europa, oltre che al trauma istituzionale prodotto dalla Brexit. Ma il vero motore di una rinnovata solidarietà europea è stato innescato dall’emergenza sociale e sanitaria causata dalla pandemia.