Scarica il PDF
L’ultimo libro di Stefano Rodotà, Il diritto di avere diritti, è il rendiconto del lavoro di cui un giurista è capace allorché, forte del suo specifico sapere, che pur lo pone in una prospettiva particolare, è in grado di affrontare i diversi piani (esistenziale, antropologico, etico, politico, sociologico) su cui si declina la vita dell’uomo in un’epoca in cui proprio “uomo” e “vita” sono nozioni divenute problematiche, ossia nodi di problemi e di questioni irrisolte. Il titolo, come già è avvenuto nella produzione di Rodotà, è una citazione da un non-giurista.
Che, proprio perciò, obbliga il giurista che la
prende sul serio a farne emergere appieno i connotati. Cominciamo dal lemma “diritto”. Qui non si allude né alla ideologia giuridica moderna che considera la Stato creatore, attraverso la legge, del diritto “positivo” come il diritto “oggettivo” che lascia esistere i diritti dei soggetti (come titolari di essi e come sub-iecti al potere politico), né a quella
giusnaturalistica che postula l’esistenza di un diritto “naturale” che, prima di ogni relazione storica, attribuisca a ciascuno il suo. Per Rodotà, come già sapevano i giuristi più antichi della nostra storia, il diritto è un artefatto (se si vuole ars boni et aequi) radicalmente storico, uno strumento forgiato dall’uomo per ordinare la vita in quanto “bene comune”.
Nel mondo globalizzato, in cui lo Stato ha perso il monopolio della creazione del diritto, il diritto può emanciparsi dal “potere” (dai poteri pubblici e privati che dominano i nuovi spazi sovrastatali) come il “sistema”, la partitura che innerva il linguaggio dei diritti fondamentali. Ciò significa che l’esserne titolare non dipende tanto dal far parte di un ordinamento sovrano e coattivo quanto dall’essere tali diritti l’orizzonte di legittimità del diritto stesso che, non essendo più prestazione sovrana, li esprime nella sua logica finalizzata all’aequare in vista del bene comune. Il diritto è presupposto adespota dei diritti come la grammatica è il presupposto senza autore di una corretta comunicazione linguistica.