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Tribunale di Milano, Sezione misure di prevenzione, decreto 28 maggio 2020 n. 9 – Presidente Dott. Roia
Misura ablativa dell’amministrazione giudiziaria – Reato di Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro ex art. 603 bis c.p. – Approfittamento dello stato di bisogno – Posizione “agevolatoria” della società sottoposta ad amministrazione giudiziaria – Accertamento della sussistenza di altre forme di sfruttamento di lavoratori esterni, nonché dell’idoneità del modello organizzativo previsto dal d.lgs. 8 giugno 2001 n. 231 – percorso efficace di (ri)legalizzazione.
Il decreto del tribunale di Milano del 27 maggio 2020 n. 9 ha sottoposto la società Uber Italy alla misura ablativa dell’amministrazione giudiziaria. Il presupposto dell’amministrazione giudiziaria è il rischio di perpetrazione del reato di caporalato. Nel caso di specie sussistono indizi di sfruttamento e di intermediazione illecita tali da far ritenere vi sia un regime di sopraffazione retributivo e trattamentale attuato nei confronti di molteplici lavoratori, reclutati in una situazione di emarginazione sociale e quindi di fragilità sul piano di una possibile tutela dei diritti minimi. La finalità della misura adottata, pertanto, è quella di promuovere modelli virtuosi ed efficaci che impediscano nuove infiltrazioni illegali attraverso la creazione di rapporti di lavoro con soggetti che operino nel mondo articolato dell’illecito strutturato criminale e che costruiscano provviste destinate, anche in parte, a sodalizi mafiosi.
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Sommario: 1. Il decreto Uber nella prospettiva giuslavoristica. 2. I noti rischi dell’utilizzo distorto delle piattaforme on-line. 3. I chiarimenti sui presupposti del reato di caporalato. 4. L’amministrazione giudiziaria come strumento di “(ri)legalizzazione” dei rapporti di lavoro. 5. Gli effetti della misura ablativa sul rapporto pregresso: sanatorie e crediti dei lavoratori. 6. La tutela del lavoratore nelle vicende successive all’amministrazione giudiziaria. Tra regolarizzazione e ammortizzatori sociali “speciali”.