L’eccellente collana di Diritto del Lavoro, diretta da Rusciano e Treu, si arricchisce con la pubblicazione di un libro della prof.ssa Fernández Sánchez, dedicato al diritto fondamentale alla libertà religiosa nell’ambito del contratto di lavoro, che colma un vuoto nella bibliografia giuslavorista e non solo in quella italiana. La libertà religiosa, come la libertà di pensiero o ideologica, nasce, concettualmente, come libertà che si afferma nei confronti dei pubblici poteri; col tempo, ha acquisito una propria caratterizzazione quale materia dotata di caratteri specifici che hanno a che vedere con il pluralismo, la lotta contro l’intolleranza, la promozione della libertà individuale ed il rispetto dell’uguaglianza. L’autrice sostiene che la libertà religiosa comporta la separazione tra Chiesa e Stato, la neutralità dello Stato di fronte alle diverse scelte religiose e il rispetto della libera scelta di un credo religioso ma anche del diritto a manifestare la propria opzione religiosa.
All’aspetto positivo di tale libertà si contrappone il suo profilo negativo, cioè il diritto di non poter essere obbligato ad aderire ad una confessione religiosa e quello di non manifestare il proprio credo religioso. L’autrice, a partire dal concetto della libertà religiosa quale diritto individuale, mette in evidenza anche la sua dimensione collettiva, quale diritto delle chiese o delle organizzazioni religiose a costituirsi e ad operare in quanto tali. Di conseguenza lo classifica quale diritto individuale ad esercizio collettivo, in analogia con la libertà sindacale, che comporta che alle organizzazioni religiose, alle chiese e ai loro fedeli sia riconosciuto uno spazio di autonomia nei confronti dei poteri pubblici.