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La collana “Teoria e pratica del diritto” della casa editrice Giuffrè-Lefebvre si è arricchita, di recente (ottobre 2020), di un nuovo titolo: “La centralità del lavoratore nel sistema di tutela INAIL”, di Guglielmo Corsalini: uno studio, di taglio manualistico, dedicato all’analisi della vigente disciplina dell’assicurazione
obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Un manuale tra i tanti, ormai, si potrebbe osservare d’acchito; ma così non è.
Si legge nella quarta di copertina che l’obiettivo dell’opera è di “rispondere ad esigenze di ordine teorico”, ma anche “ai quesiti legati alla risoluzione delle fattispecie concrete, attraverso la valutazione delle possibili ricadute che ogni scelta ermeneutica può avere sulla prassi amministrativa e sulla giurisprudenza”. Così, con semplicità, ma con la massima evidenza, l’Autore fa esplicita professione di aver assunto come riferimento i valori “alti” dei quali è felice (e ambiziosa) sintesi il sintagma che figura, riferito al diritto, nella intitolazione stessa della collana ospitante. E si tratta di impegno che, come il paziente lettore potrà agevolmente riscontrare, si segnala per coerenza e rigore. Un rigore arricchito dalla sensibilità che, pur nella sapiente illustrazione del dato tecnico-giuridico, può fornire soltanto la piena consapevolezza sia delle specificità dell’apparato normativo oggetto dell’analisi, sia delle implicazioni che discendono, nel bene e nel male, al momento della loro materiale applicazione, dalle regole di quell’apparato. Non per nulla, Guglielmo Corsalini è da quasi un trentennio avvocato dell’INAIL, e arricchisce la sua attività forense con l’esperienza di una lunga stagione di contratti di docenza universitaria. La materia dell’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali può fare assegnamento, come è noto, su un corpo normativo solido e sedimentato: un vantaggio e una garanzia di stabilità, che altre branche dello stesso settore dell’ordinamento giuridico non hanno. E, tuttavia, nel momento stesso in cui si tratta di “leggere” e applicare i principi dei quali quel corpo normativo deve ritenersi espressione, non sfugge all’interprete “attrezzato” – e tale è, segnatamente, l’Autore, come autorevolmente riconosce anche, e per diretto riscontro nelle aule della Corte di cassazione, Aldo de Matteis, cui si deve la “presentazione” che apre il volume – come la logica e la tecnica di carattere strettamente assicurativo, che hanno caratterizzato ab origine quella forma di tutela sociale, segnandone anche i successivi sviluppi, debbano oggi essere opportunamente “rimodulate” a fronte dell’impatto con i valori introdotti dalla Costituzione repubblicana.
Valori che richiedono che l’attenzione del giurista, così come quella del decisore politico, idealmente trasmigrino dalla tutela del lavoratore “assicurato” (secondo la logica del tradizionale, risalente modello) alla tutela della “persona”: di quella “persona” che, nell’ottica dell’articolo 3, comma 2, della Costituzione,
non potrebbe raggiungere la piena realizzazione se difettassero le tecniche atte a garantire la liberazione dal bisogno.