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Sommario: 1. Le persone e le cose. 2. Suggestioni francesi e nuove tendenze. 3. A ogni contesto la ‘sua’ storia. 4. Una conclusione, per rilanciare: norme, pratiche, soggetti.
1. Le persone e le cose
È possibile raccontare l’itinerario concettuale che, suffragato da riferimenti normativi e dottrinali, ha portato in un dato momento della storia alla produzione di una cultura giuridica sul lavoro, senza raccontare anche i soggetti destinatari ultimi di quella attenzione intellettuale?
La risposta può certamente essere affermativa, ma la domanda non è retorica e merita ulteriori riflessioni, a partire dalla banale osservazione di una tendenza: nella diffusa narrazione della storia del diritto come storia delle idee, si rischia di dimenticare che il nostro oggetto di studio è profondamente radicato nel tessuto materiale della società.
Le relazioni che il diritto formalizza, l’indirizzo che la cultura giuridica imprime alla vita di una comunità, l’intervento concreto degli ordinamenti e dei meccanismi legali di disciplinamento nella sfera dei soggetti sono elementi rispetto ai quali l’interesse dello storico-giurista potrebbe essere valorizzato da incursioni nella storia sociale e politica e, attraverso queste, nelle storie di uomini e di donne comuni1. I soggetti reali che, nei contesti di riferimento, erano privi di ‘protagonismo’ diretto nei processi legislativi o di costruzione disciplinare non possono essere privati del loro ‘protagonismo’, come gruppi o movimenti, nelle dinamiche sociali e politiche da chi oggi quelle dinamiche tenta di raccontarle. Ne risulterebbe altrimenti un discorso incompleto dal punto di vista metodologico, perché trascurerebbe di analizzare i meccanismi di formazione dei quesiti giuridici, obliterando di conseguenza le ragioni delle opzioni teoriche considerate dai giuristi nella storia e in parte sfociate nelle architetture normative.